Perchè un safari nel Ngorongoro
Conosciuto con il soprannome “Eden dell’Africa”, il vasto e lussureggiante cratere di Ngorongoro è una delle meraviglie naturali più celebri del continente. Ecco solo alcuni motivi per fare un safari nel Ngorongoro.
1. La più grande caldera vulanica: Il cratere di Ngorongoro è la più grande caldera vulcanica intatta del mondo. Si è formato oltre due milioni di anni fa in seguito all’esplosione e dal crollo di un enorme vulcano e nel 1978, insieme alla circostante area di conservazione di Ngorongoro, è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’UNESCO e designato a riserva protetta.
2. Paesaggio: Il terreno è molto vario all’interno della caldera e comprende una fitta foresta di alberi febbrili (la foresta di Lerai); un ampio e poco profondo lago alcalino dove convergono enormi stormi di fenicotteri (Lago Magadi); zone umide alimentate da sorgenti che sono un ritrovo preferito dagli ippopotami (Gorigor Swamp); e vaste praterie aperte, dove è possibile vedere una profusione di altre specie di selvaggina.
3. La fauna selvatica: Il cratere di Ngorongoro ospita una delle popolazioni di fauna selvatica più dense dell’Africa. Circa 25.000 esemplari vivono all’interno del cratere di Ngorongoro, tra cui gnu, zebre, eland e gazzelle di Thompson.
Queste enormi mandrie a loro volta attirano un gran numero di predatori, come iene maculate, ghepardi, leopardi e, in particolare, leoni.
Anche altri membri dei Big Five sono facilmente individuabili qui, tra cui Cape Buffalo, una popolazione relativamente piccola ma costante di elefanti e un’incredibile concentrazione di rinoceronti neri.
4. Birdwatching: Il cratere è anche una mecca per gli amanti degli uccelli; circa 500 specie aviarie vivono nelle sue foreste, savane e paludi, tra cui struzzi, uccelli segretari e diverse specie di aquile, gheppi, uccelli tessitori, sunbird e fringuelli.
5. Siti archeologici: Appena ad ovest del cratere, e anche all’interno dell’area di conservazione di Ngorongoro, ci sono due dei siti archeologici più importanti del mondo. Il primo è Olduvai Gorge, dove i paleoantropologi Louis e Mark Leakey scoprirono i resti dell’homo habilis.
A sud della gola di Olduvai si trova il punto in cui i Leakeys hanno scoperto le impronte di Laetoli, una serie di tracce umane conservate nella cenere vulcanica che risalgono a circa 3,7 milioni di anni fa.